Nel basso Piemonte le mobilitazioni anticarcerarie sono sempre più frequenti negli ultimi mesi.
Dall’estate 2023 ad Asti sono stati organizzati 3 presidi sotto le mura della Casa di Reclusione di Quarto.
Ad Alessandria il 1 Novembre alle ore 15 è programmato un presidio al San Michele ,
a Cuneo il 28 ottobre alle ore 15 presidio al Cerialdo .
Senza dubbio l’attenzione e la forza scaturita dalla lotta contro il 41-bis, per la liberazione di Alfredo Cospito di marzo 2023, ha consentito l’apertura di un dialogo anche tra società civile circa la legittimità e la funzionalità del sistema detentivo italiano.
Leggere le notizie di cronaca più o meno recenti riguardanti le prigioni del solo sud Piemonte permette di intuire il malfunzionamento del modello carcerario finora adottato.
Ecco di seguito alcuni link e titoli
– Internati in rivolta nel carcere di Alba: feriti cinque agenti della Polizia Penitenziari
– Sfollato carcere Alba per legionella
– Botte e torture sui carcerati, indagati gli agenti a Cuneo
– Protesta di 40 detenuti Alta sicurezza in carcere ad Asti
– Torture in carcere: dopo 13 anni arriva il risarcimento per 2 detenuti
Di seguito riportiamo due comunicati del Laboratorio Autogestito La Miccia di Asti, per riassumere il punto di vista di chi protesta.
Il carcere uccide. In estate il carcere uccide ancora di più. Celle bollenti, sovraffollamento, isolamento, suicidi. Da inizio anno 48 persone si sono tolte la vita dentro ad una cella, 15 solo nel periodo estivo, come se non bastasse, nella “distrazione” dell’estate, molte guardie penitenziarie sotto processo accusate di tortura all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere sono state reintegrate, nello stesso carcere. Lo stato, tramite i suoi giudici e tribunali, copre e assolve chi tortura e uccide. Ricordiamo che, a seguito di quel pestaggio di massa, tre persone detenute sono decedute: Vincenzo Cacace, Fachri Marouane, due tra i prigionieri che avevano denunciato le torture, e Lamine Hakimi, morto dopo un mese in isolamento dai fatti di Aprile 2020. Davanti a tanta violenza questa estate c’è chi non ha abbassato la testa, Da Napoli a Roma fino a Genova, passando per Torino, i detenuti e le detenute hanno innescato proteste individuali e collettive, in rivolta contro gli aumenti dei prezzi dei generi alimentari, per il cibo che fa schifo, per la malasanità, per la violenza quotidiana che sono costrettx a subire!
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Solo in piemonte sono tre le inchieste aperte per le violenze e le torture trapelate dalle carceri: ivrea, biella, torino. Trapelate perché la maggior parte degli abusi
nei centri di detenzione vengono silenziati e insabbiati. La retorica delle “mele marce” e dei progetti volti a rendere il carcere plù “umano”. Oltre ad essere smentite dai numeri e dalla realtà, sono chiaramente funzionali a mantenere saldo un sistema di privazione della libertà che è strutturalmente violento. Il 41bis rappresenta l’apice di questa violenza sistemica. Alfredo cospito, prigioniero anarchico rivoluzionario, ha portato avanti per 181 giorni uno sciopero della fame contro l’ergastolo ostativo e il 41bis, al fine di mettere in luce la sua natura di vera e propria tortura. Il termine tortura per descrivere il sistema di violenza subito è stato più volte usato anche dai detenuti del cpr di torino. Le rivolte che hanno portato alla sua totale distruzione dimostrano come, con i pochi strumenti di lotta disponibili dentro le prigioni, i reclusi continuino a lottare contro le proprie gabbie.